Un astrocitoma è un tumore che origina dagli astrociti, ciò un particolare tipo di cellule gliali. Vale a dire quelle cellule che fungono da sostegno ai neuroni. Gli astrociti sono cellule stellariformi con processi che si ramificano come una rete fra i neuroni. Sulla base della geometria dei loro processi si distinguono in forme protoplasmatiche quando sono presenti corti e rari prolungamenti e in forme fibrose quando hanno numerosi, lunghi e sottili prolungamenti citoplasmatici. Alcuni astrociti sono chiamati gemistociti perché presentano un aspetto rigonfio con scarsi e corti prolungamenti.
Gli astrocitomi sono un gruppo eterogeneo di tumori che presenta una diversa differenziazione/maturazione delle cellule. A questi vari gradi di variabilità istologica corrispondono vari gradi di malignità, cioè della rapidità di crescita, e della capacità di recidivare dopo asportazione chirurgica. Quindi la valutazione della gradazione è importante per la prognosi e per la terapia. Diverse sono le classificazioni proposte. In linea generale vengono distinti gli astrocitomi a bassa o alta malignità. Altri preferiscono la distinzione in quatto gradi: I, II, II e IV. Il IV grado, più maligno, per alcuni equivale al glioblastoma. C’è chi considera l’astrocitoma pilocitico come un tumore a sé stante. Comunque, le principali categorie di astrocitomi sono: 1. astrocitoma pilocitico (grado 1, secondo l'organizzazione mondiale della sanità) 2. asrocitoma (grado 2) 3. astrocitoma anaplastico (grado 3) 4. gliobastoma multiforme (grado 4). I gliomi di grado 1 e grado 2 sono tumori di basso grado di malignità.
La sintomatologia d'esordio può essere la più varia. Alle volte il primo sintomo di un tumore encefalico di qualsiasi tipo può essere una cefalea, che spesso è peggiore al mattino e che può essere accompagnata da vomito. Altri sintomi sono: crisi epilettiche, perdita di forza o deficit della sensibilità di un lato o parte del corpo, cambiamenti della personalità o delle funzioni cognitive. Talvolta possono essere presenti disturbi visivi come annebbiamento, diplopia o perdita del visus. Nei tumori a maggiore velocità di accrescimento i primi sintomi sono in genere riferibili all'aumento della pressione intracranica (cefalea, vomito) ed i segni neurologici focali presentano generalmente una rapida progressione peggiorativa.
Se un paziente ha qualcuno dei sintomi sopra descritti non inquadrabili in malattie di comune riscontro, è necessario un approfondimento diagnostico. Questi tumori sono meglio evidenziati dalla Risonanza Magnetica. Solitamente può essere usata anche la Tomografia Computerizzata, ma i dettagli evidenziati da questa metodica sono solitamente inferiori rispetto alla Risonanza Magnetica. Questi indagini solitamente sono eseguite anche dopo infusione endovenosa di mezzo di contrasto. Quest'ultimo è utilizzato per valutare il grado di impregnazione del tumore da parte del mezzo di contrasto. Solitamente una maggior evidenziazione della massa tumorale corrisponde ad un grado di malignità maggiore. Non sempre la diagnosi neuroradiologica è risolutiva. Può quindi essere necessario eseguire una biopsia cerebrale con tecnica stereotassica.
Il principale trattamento degli astrocitomi è di tipo chirurgico. L'uso del neuronavigatore e del microscopio operatorio permettono solitamente di realizzare un'asportazione più radicale della massa tumorale. La radicalità è sicuramente indicata nelle forme più maligne mentre è discutibile, per alcuni, il trattamento nelle forme di basso grado. Il valore della chemioterapia non ha ancora trovato sufficiente validità. La terapia genica è da considerarsi ancora in fase sperimentale.
Le variabili più importanti per garantire una maggiore spettanza di vita sono l'età e la radicalità chirurgica. A questi si aggiungono la presenza o meno di disturbi neurologici pre- o postoperatori. Negli astrocitomi a basso grado la sopravvivenza a 5 anni è dell'85% nei pazienti sotto i 20 anni, del 15% per quelli in età superiore ai 50 anni e del 35% per quelli nella fascia di età intermedia. Se è possibile ottenere una asportazione totale del tumore durante l'atto chirurgico, la sopravvivenza a 5 anni raggiunge circa il 65%. Il 35% nel caso di rimozione parziale del tumore. Associando i vari fattori favorevoli, è possibile ricavare un sottogruppo che presenta, a 5 anni, una sopravvivenza che raggiunge circa il 90%, contro il 16% della media. Gli astrocitomi a basso grado nei bambini, soprattutto se cerebellari, presentano una prognosi molto favorevole. Negli astrocitomi di grado elevato operati radicalmente la sopravvivenza globale è nettamente inferiore.
Sono di solito tumori ben differenziati e scarsamente infiltranti. Sono tumori circoscritti composti, almeno in parte, da cellule bipolari, fusiformi o "piloidi". L'invasione o la diffusione in altre aree encefaliche o nel midollo spinale e rara. Per il fatto di essere solitamente tumori a lenta crescita, prima di dar segno di sé, possono diventare anche molto grandi.
Benché molti pazienti possano sopravvivere per molti anni, il 50% dei casi presenta una degenerazione verso un maggior grado di malignità. Questo costituisce la causa più comune di morte dei pazienti con astrocitomi di basso grado. Anche se asportati chirurgicamente, possono recidivare.
Il trattamento chirurgico è di gran lunga il più indicato e la radicalità consente una prognosi anche eccellente. Il problema delle sedi spesso profonde è oggi superato dall’uso dell’attuale tecnologia stereotassica e di neuronavigazione.
Derivano dalla proliferazione di astrociti differenziati. Sono tumori infiltranti, ma a crescita relativamente lenta. In base al profilo istologico si distinguono in astrocitomi fibrillari, protoplasmatici e gemistocitici.
L'astrocitoma è considerato un tumore a basso grado di malignità. Questo non va in alcun modo inteso come sinonimo di tumore benigno in quanto hanno una intrinseca tendenza alla trasformazione nella variante maligna, specie gli astrocitomi gemistocitici. Inoltre, tendono a recidivare più o meno precocemente ed in circa il 75% dei casi la recidiva è caratterizzata da un grado più alto di malignità.
La completa rimozione chirurgica è possibile per i tumori relativamente circoscritti. Spesso invece presentano una grossa componente infiltrante per cui l’asportazione radicale è impossibile. È accertato che la rimozione totale del tumore è una delle più importanti variabili per una maggiore sopravvivenza. Per ottenere l'asportazione radicale del tumore sono quindi di indubbio aiuto il neuronavigatore ed il microscopio operatorio. La radioterapia può essere usata in aggiunta alla chirurgia o per i tumori non operabili.
Aplasia significa perdita della differenziazione cellule. Gli astrocitomi anaplastici sono pertanto costituiti principalmente da cellule immature. Alcuni astrocitomi di minor grado possono subire una trasformazione maligna in astrocitomi anaplastici.
Gli astrocitomi anaplastici possono comparire a qualsiasi età, ma sono più frequenti nei pazienti anziani. Il loro picco di incidenza si colloca nella quinta e sesta decade di vita.
Sono tumori maligni che crescono più rapidamente, recidivano più spesso e più in fretta degli astrocitomi a basso grado di malignità. Tendono ad infiltrare il tessuto sano circostante e questo rende difficile la loro completa rimozione chirurgica.
Lo scopo della chirurgia è quello di ottenere la radicalità nell'asportazione. Questo permette di aumentare la percentuale di sopravvivenza, specie se è intrapreso un trattamento adiuvante radioterapico.
Sono tumori anaplastici, composti da cellule scarsamente differenziate. Nella massa tumorale sono spesso presenti aree composte da astrociti anaplastici differenziati, indicative della natura astrocitaria del tumore e della frequente evoluzione dell'astrocitoma di basso grado nell'astrocitoma anaplastico. Rappresentano la forma più maligna degli astrocitomi.
I glioblastomi multiformi, insiemi ai linfomi primitivi, hanno la peggior prognosi tra i tumori primitivi dell'encefalo. La sopravvivenza media è di 12 mesi, la sopravvivenza a due anni è pari al 10%.
Il trattamento d'elezione è chirurgico e l'asportazione deve essere il più radicale possibile (tecnica microchirurgica con l'ausilio del neuronavigatore). Vanno però tenute presente alcune variabili che influenzano l'atteggiamento chirurgico: vale a dire l'età del paziente ed il suo stato generale, la sede della neoplasia, le dimensioni e l'eventuale multifocalità della lesione. La chirurgia può essere comunque utile anche se ha solo lo scopo di ridurre la massa complessiva del tumore. Il residuo può così essere meglio controllato dalla successiva radioterapia. Mentre quest'ultima sembra aver portato un significativo aumento del tempo di sopravvivenza (fino ad oltre un anno e mezzo), la chemioterapia non sembra particolarmente efficace.